FOTOGRAFARE È PORRE SULLA STESSA LINEA DI MIRA LA MENTE,
GLI OCCHI E IL CUORE. È UN MODO DI VIVERE.
Siracusano
di nascita, Peppino Romano ancora bambino lascia la città aretusea e
si trasferisce a Palermo con la famiglia. Qui passa gran parte della
sua infanzia e adolescenza e scopre la gioia di fotografare a soli
otto anni. Quando il capoluogo palermitano comincia a rappresentare
un limite, appena maggiorenne, vola prima a Torino e poi a Milano.
Siamo agli inizi degli anni novanta - o se vogliamo - alla fine dei
"mitici anni '80". Milano è crocevia di popoli, punto di
riferimento per la moda, la musica e la cultura. Peppino ancora
giovanissimo si ritrova in un ambiente estremamente stimolante da cui
trarre ispirazione e su cui implementare la sua produzione artistica.
Milano
diventa così la città della sua formazione. E' qui infatti, che
frequenta un corso di fotografia e successivamente un corso di
fotografia di moda. Ed è qui che comincia a perfezionare il suo
stile artistico collaborando con alcune prestigiose agenzie di moda.
Per circa un decennio, Milano è la città di elezione che offre
opportunità, incontri stimolanti, luoghi di ispirazione, fino a
quando la vita, non lo mette dinanzi a nuove occasioni professionali
e ad un nuovo - non previsto - ritorno in Sicilia.
Palermo
nel frattempo è molto cambiata, ma è cambiato anche Peppino Romano.
E'
più maturo e pronto per una nuova avventura e per realizzare
progetti più articolati. Dalla Palermo mediterranea, arabeggiante,
normanna, dalle molteplici sfaccettature etniche, ecco allora nascere
e definirsi la sua nuova passione: il ritratto.
Si
scopre estremamente appassionato per questo segmento della fotografia
e vi si immerge totalmente, ottenendo un successo sempre maggiore, in
tempi brevissimi.
E'
del 2015 la prima personale di Peppino Romano, dal titolo "I
ritratti, le storie, le donne". Un'interessante mostra dedicata
al ritratto dei sentimenti e delle storie delle donne, composta dagli
scatti fotografici dell'artista siciliano.
I
ritratti di Peppino Romano, nonostante la diversità tra un soggetto
e l'altro, hanno un'uniformità che li accomuna. La costante, non
sono solo i soggetti prevalentemente femminili, ma la capacità di
cogliere in ognuno di loro, l'essenza, il carattere o la
predisposizione ad essere scrutabili dall'occhio impetuoso di un
fotografo che vuole l'anima, ma te la chiede con rispetto, con
infinita pazienza e la straordinaria capacità di fare coincidere la
tecnica con l'introspezione psicologica.
Gli
stati d'animo, emergono in donne e uomini diversissimi tra loro, per
età, sguardi, ma anche vissuti che in alcune espressioni, emergono
prepotentemente. Gli scatti di Romano sono particolarmente
apprezzati per la modalità di comprensione diretta, che poco
spazio lasciano all'immaginazione.
Per
comprendere un artista nella totalità non sono sufficienti pochi
scatti, si avrebbe solo una visione riduttiva di un lavoro di anni.
Ma pochi scatti possono chiarire cosa ama fotografare Peppino Romano,
sopra ogni cosa: Gli stati d’animo.
I
suoi ritratti suggeriscono il temperamento, o comunque, forniscono
degli elementi che dicono moltissimo del soggetto fotografato.
LA
PERCEZIONE
“Quando
arrivano nel mio studio, cerco sempre di stimolare in loro quanti più
sentimenti possibili, studiando espressioni e linguaggio del corpo.
Trovo
necessario entrare in contatto e confrontarmi con ognuno di loro.
Questo è importante per lavorare in perfetta sintonia durante tutto
lo shooting ed ottenere il miglior risultato. Con alcune persone,
avviene tutto con grande naturalezza. Altre per carattere o per
predisposizione sono più "resistenti", pertanto, bisogna
stabilire uno scambio, in un contesto sereno e conciliante. In un
modo o nell'altro, il risultato finale è sempre entusiasmante. Molti
di loro restano sorpresi nel vedere la loro bellezza emergere, magari
dopo un lungo periodo di oblio. Non è raro sentirmi dire che il
servizio fotografico in studio è stato molto stimolante anche da un
punto di vista psicologico, avendo ottenuto ognuno una nuova, diversa
consapevolezza di sé”.